Nuova operazione contro l’usura in provincia di Salerno. Il Ros dei carabinieri e la Procura scoprono due gruppi che operavano tra Campagna ed Eboli. Indagini rese difficili dalla poca collaborazione delle vittime. Sette le ordinanze di custodia cautelare emesse, tre in carcere, con legami con vecchi clan malavitosi della zona. (190115)

Avevano messo in piedi due distinte organizzazioni per prestare denaro con tassi usurai a cittadini ed imprenditori, soprattutto del settore agricolo, tra Eboli e Campagna. Sette persone sono finite nel mirino dei carabinieri dei Ros e del comando provinciale dell’arma, e della Procura della Repubblica di Salerno. Le misure cautelari sono state emesse su richiesta della procura Distrettuale Antimafia per associazione a delinquere, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Un reato, quest’ultimo, applicabile a buona parte degli indagati, in assenza di una ricostruzione precisa dell’attività usuraia o in mancanza di testimonianze precise. Buona parte delle vittime ascoltate, infatti, come denunciato nel corso della conferenza stampa in Procura, hanno inizialmente negato ogni pressione, salvo in alcuni casi ritrattare in seguito. Un fenomeno, quello della solidarietà tra vittime ed usurai che va combattuto con ogni mezzo. Da qui l’invito, fatto dal procuratore capo Lembo, a denunciare, confidando nella risposta e nel sostegno dello stato.
A capo dei due gruppi, apparentemente indipendenti ma, comunque con attività interconnesse, secondo la procura, Giovanni Ricciardi e Vito D’Ambrosio. Da qui il nome dato all’operazione di “Rete”. Spesso, infatti, diversi imprenditori finivano in un fuoco incrociato, tra i due gruppi, dovendo far fronte ai pagamenti, come ricordato da Roberto Pugnetti vice Comandante del Ros dei Carabinieri.
I tassi usurai andavano dal 10 a 20% mensile, crescendo man mano che diminuiva l’importo della somma richiesta. Delle sette ordinanze emesse, tre sono di custodia cautelare in carcere, due ai domiciliari e due di obbligo di firma. Le indagini sono scaturite da un’altra operazione analoga, denominata Costanza, effettuata sempre nella Piana del Sele, con alcuni degli indagati già rimasti coinvolti in altre vicende giudiziarie di criminalità organizzata.
Ricciardi e D’Ambrosio, secondo la Procura, aveva anche rapporti con componenti di clan disciolti della zona, come i Maiale ed i Capozza-Fabiano.
le indagini hanno consentito di accertare che, in alcuni casi, i componenti dei due gruppi non disdegnavano l’utilizzo di metodi violenti ed estorsivi per recuperare i crediti, seppur come estrema ratio per non alzare la soglia d’attenzione delle forze dell’ordine.
Le intercettazioni hanno anche registrato alcune telefonate tra D’Ambrosio ed il fidanzato della figlia, direttamente coinvolto nelle attività e tra Ricciardi ed il figlio, all’epoca minorenne.
Il denaro accumulato dagli indagati veniva, poi, reimpiegato in attività imprenditoriali o reinvestito nell’acquisto di terreni e beni mobili ed immobili in tutto il salernitano.