Il sequestro di parte degli impianti dell’Ilva di Taranto rischia di mettere in difficoltà anche lo stabilimento salernitano del Gruppo Riva. Restano mobilitati i 50 dipendenti dell’Ilvaform, nella zona industriale del capoluogo che venerdì partiranno per la Puglia in vista dell’udienza al Tribunale del Riesame (280712).
Decine di migliaia di operai e, con loro, le famiglie e tanti altri lavoratori dell’indotto siderurgico italiano, sono con il fiato sospeso, anche a Salerno, in attesa dell’udienza al tribunale del Riesame del prossimo 3 agosto che potrebbe risultare decisivo per un eventuale dissequestro della così detta area a caldo dell’Ilva di Taranto, uno dei più grandi impianti del genere in Europa, e per i vertici aziendali, in parte ristretti ai domiciliari. Dalle sei aree poste sotto sequestro dalla magistratura, cioé i parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l’agglomerazione e il deposito materiale ferroso dipendono buona parte degli altri stabilimenti del gruppo Riva. 36 in tutto il mondo, 19 in Italia tra i quali anche Salerno. 50 i dipendenti dell’Ilvaform della zona industriale del capoluogo che produce profilati cavi saldati. Già alle prese, da tempo, con la crisi del mercato dell’acciaio a livello internazionale, che ha portato ad una riduzione di una trentina di unità, all’adozione della cassa integrazione ordinaria, ed a far lavorare solo due delle 4 linee presenti, ora rischiano di doversi fermare del tutto. L’impianto di Salerno è legato, infatti, a doppio filo con quello di Taranto dal quale arrivano le bobine in acciaio indispensabili per la produzione in Campania.
Dopo lo sciopero di ieri, come negli altri impianti del gruppo, l’agitazione è stata sospesa in vista dell’appuntamento della prossima settimana al quale parteciperanno anche i dipendenti dell’Ilvaform di Salerno che, tra l’altro, da lunedì dovranno comunque andare in ferie per il fermo programmato per la pausa estiva.