Il Giudice dell’Udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Pietro Indimineo, ha oggi rinviato a giudizio l’ex sindaco di Salerno, attuale presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca per il processo per Piazza della Libertà. Con il Governatore sono stati rinviati a giudizio altre 26 persone tra cui i componenti della giunta comunale di Salerno nell’anno 2010, imprenditori e tecnici comunali. L’accusa per De Luca è di falso in atto pubblico.
La decisione del Gup, Pietro Indinnimeo, che poteva decidere sull’eventuale rinvio a giudizio o per il proscioglimento, è venuta dopo aver valutato attentamente la controperizia presentata dai pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti sulle deduzioni delle difese.
Nel mirino dei magistrati una delibera da 8 milioni per variazioni in corso d’opera. Il processo inizierà il 13 marzo 2017, davanti ai giudici della Prima sezione penale. I fatti oggetto dell’inchiesta, come dicevamo, si riferiscono a quando De Luca era sindaco di Salerno: a rispondere insieme a lui di falso in atto pubblico sono i componenti dell’allora giunta comunale per aver approvato il 16 febbraio 2011 la variante in corso d’opera con lo stanziamento di ulteriori otto milioni di euro per affrontare «alcuni imprevisti» (la cosiddetta sorpresa idrogeologica e cioè la presenza di acqua nel sottosuolo), come evidenziato dalla direzione dei lavori e dal responsabile del procedimento. Altri imputati poi risponderebbero, oltre che di falso, di ulteriori ipotesi di reato come turbativa d’asta e peculato.
Oltre all’ex sindaco Vincenzo De Luca sono imputati nello stesso procedimento i componenti della giunta comunale del 2010 (gli attuali assessori Eva Avossa e Domenico De Maio, il consigliere comunale Ermanno Guerra, i consiglieri regionali Luca Cascone, Aniello Fiore, Vincenzo Maraio e Franco Picarone, il capostaff di De Luca in Regione, Alfonso Bonaiuto, e gli ex assessori Gerardo Calabrese e Augusto De Pascale), il tecnico Alberto Di Lorenzo e, per la sola ipotesi di reato di fatturazioni fittizie, Mario Del Mese e Vincenzo Lamberti della Ifil.
Del gruppo di 26 imputati fanno parte, inoltre, Paolo Baia (direttore dei lavori), i tecnici Domenico Barletta, Lorenzo Criscuolo e Antonio Ragusa (all’epoca tutti in servizio al Comune), Sergio Delle Femine (collaudatore), Marta Santoro (direttore dell’esecuzione) e gli imprenditori Enrico e Armando Esposito, Gilberto Belcore ( Esa costruzioni ), Salvatore De Vita (consorzio Tekton), Antonio Fiengo (Fiengo ceramiche), Patrizia Lotti (“Lotti e & associati”). Le accuse spaziano dal falso alla turbativa d’asta per quella che è stata definita la gara d’appalto con il trucco, ovvero la variante milionaria finita alla Esa Costruzione per giustificare – secondo la Procura – un gioco di prezzi gonfiati. Per gli inquirenti gli stati di avanzamento e la variante non erano altro che la necessità di riparare a un errore in fase progettuale.(281016)