Il peso del turismo nell’economia italiana è una realtà nota anche fuori dagli ambienti del settore. Nonostante il 2021 non sia stato l’anno della ripresa del settore, quest’anno le previsioni lasciano spiragli di ottimismo dovuti al miglioramento delle condizioni economiche dell’Italia e non solo.
In generale, chi decide di visitare il nostro Paese viene attratto tanto dagli scenari marittimi quanto dall’inestimabile patrimonio culturale. Proprio per questo motivo si tende in genere a dividere i due tipi di turismo: quello più culturale monopolizzato dalle grandi città come Roma, Firenze o Venezia, e quello marittimo più volto alle regioni del mezzogiorno. Si tratta, con tutta evidenza, di una semplificazione eccessiva: le mete balneari non mancano certamente nelle regioni più settentrionali, con mete importanti rappresentate dalla Liguria o dalla riviera adriatica, e le regioni meridionali vantano un patrimonio culturale che nulla ha da invidiare alle grosse città protagoniste della storia d’Italia. Fra colonie romane, Magna Grecia e popoli autoctoni, il patrimonio archeologico del meridione è ricco di mete che meritano di essere visitate almeno una volta.
Considerando proprio la Magna Grecia, vi sono testimonianze di colonie elleniche sparse in tutte le regioni meridionali. Calabria, Sicilia, Puglia e Campania sono state infatti meta della forte espansione greca, lasciando testimonianze il cui valore era già ammirato dai successivi conquistatori romani. In Calabria, per esempio, si trova l’area archeologica di Capo Colonna. Non distante da Crotone, il sito ospitava uno dei santuari più importanti di tutta l’Italia ellenica, quello dedicato a Hera Laicinia: la colonna che dà il nome al capo è l’unica rimanente del tempio di Hera, cuore del santuario, del quale rimangono comunque tracce di altri edifici. Si trattava di un’area di culto estesa ed estremamente nota in antichità, visibile fin dal mare e quindi punto di riferimento anche per la navigazione.
Una delle città più importanti, per la Magna Grecia prima e per Roma poi, è però senza dubbio Siracusa. Ancora oggi il suo patrimonio archeologico è emblema della mescolanza delle due civiltà, e un viaggio nella città siciliana non può prescindere da uno dei suoi simboli: il duomo. L’attuale edificio, infatti, è stato costruito su un preesistente tempio greco dedicato al culto della dea Atena, le colonne del quale sono state incorporate dall’edificio cristiano rimanendo tutt’oggi visibili. La città ospita anche uno dei più grandi teatri greci ritrovati, edificato come d’uso sfruttando la pendenza naturale del retrostante colle Temenite e collocato nel Parco Archeologico della Neapolis.
A un periodo diverso risale, invece, uno dei siti più famosi di tutta Italia: Pompei. La città campana è stata congelata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e lo stato del sito, unico nel suo genere, permette di calarsi nel contesto urbano del periodo, rendendo facile immaginare gli abitanti fare acquisti nelle botteghe lungo le vie o intrattenersi nelle tabernae lusoriae, antesignane dei moderni casinò che, nella loro moderna veste digitale, continuano a svolgere lo stesso ruolo di allora. Gli scavi si susseguono ancora oggi, continuando a portare alla luce momenti di vita spesso collegati agli ultimi momenti della città. Inoltre, nel Golfo partenopeo, è possibile visitare Baia, definita anche la “Pompei sommersa”.
A Manduria si trova poi la testimonianza più importante dei Messapi, popolazione autoctona della zona salentina: il Parco Archeologico delle Mura Messapiche. Il sito ospita i resti della cinta di mura che anticamente difendeva l’abitato, una importante necropoli e il forte Pliniano, una caverna fortificata descritta già da Plinio il Vecchio che ospitava una fonte d’acqua, ancora oggi alimentata dalla falda sottostante. Il territorio offre anche alcune testimonianze successive, come la cripta bizantina scoperta in un giardino privato che ancora attende la giusta valorizzazione.
Infine, stavolta in Sardegna, merita sicuramente una visita l’area archeologica di Nora. Situata a poca distanza da Pula, nel sud dell’isola, il sito è testimonianza di tre delle più importanti civiltà succedutesi nel controllo del territorio: nuragica, punica e romana. La presenza nuragica è attestata da un pozzo sacro e da alcuni nuraghi nelle immediate vicinanze, mentre le testimonianze puniche sono dovute principalmente al ritrovamento del tofet, l’area di culto aperta che ha restituito numerose stele con riferimenti ai culti cartaginesi. Decisamente più ricchi, invece, i resti archeologici della Nora romana: abitazioni, impianti termali, il foro e il teatro, unico esempio di tale struttura in Sardegna. Al teatro si accompagnava un anfiteatro, di dimensioni ridotte ma che rendeva Nora l’unico centro dell’isola a possedere entrambe le strutture.