Mangiare non è solo una necessità fisiologica, ma un elemento centrale della nostra socialità e della nostra cultura. Quello che mangiamo è il prodotto di un lavoro che parte dalla terra, coinvolgendo ogni giorno migliaia di persone che operano nel mercato dell’agroalimentare e dell’enogastronomia. Il cibo è cultura, ricette della tradizione e usi antichi. Allo stesso tempo è anche sperimentazione e incontro, e non solo. Il cibo è persino scienza. La medicina, infatti, ampiamente ci ha confermato che il nostro benessere è strettamente legato alla quantità e alla qualità del cibo di cui ci nutriamo.
I dietologici ci spiegano che un’alimentazione sana non è solo il mezzo per ottenere un fisico snello e tonico. Portare buon cibo a tavola contribuisce alla salute del nostro corpo e della nostra mente in modo globale. Sempre più studi confermano che il cibo che ingeriamo influisce sul nostro modo di pensare, di comportarci e di prendere decisioni. Non è un caso che persino i campioni di sport mentali come il poker e gli scacchi seguano delle diete per massimizzare le loro performance al tavolo da gioco. Il senso di appesantimento che deriva da certi cibi può rendere anche più “lenti” anche i nostri ragionamenti. Non solo, ma il cibo vanta anche un’altra componente essenziale, quella del piacere. Il buon cibo ci mette di buon umore, ci fa stare bene, soprattutto quando condiviso con altri.
Da questo punto di vista la dieta mediterranea ci propone una sintesi perfetta. La dieta mediterranea è infatti un vero e proprio stile di vita, non è riducibile a un mero elenco di alimenti. Questo tipo di alimentazione si basa soprattutto sul consumo di verdura, di frutta e di cereali (soprattutto integrali). Include anche latte e latticini a basso contenuto di grassi, come lo yogurt, o specialità come la mozzarella. In misura minore sono previsti anche carne e pesce. Il re della tavola mediterranea è senza dubbio l’olio d’oliva, un alimento preziosissimo, reputato uno dei grassi vegetali dalle migliori proprietà nutritive presenti sulle nostre tavole.
Ma cosa si intende esattamente per “dieta mediterranea?” Da cosa deriva questa espressione, da dove nasce? Cosa caratterizza effettivamente questo tipo di alimentazione? A quali luoghi la possiamo collegare? Per rispondere a queste domande bisogna fare un passo indietro e tornare alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In questo periodo il fisiologo statunitense Ancel Keys combatte nell’esercito americano e sbarca sulle coste tirreniche campane, in provincia di Salerno, più esattamente in Cilento, nella zona di Paestum. La sua attenzione viene catturata immediatamente dall’alimentazione degli abitanti della zona. Da studioso, incomincia subito un’osservazione attenta delle abitudini alimentari del luogo. Gli abitanti del Cilento mangiano pasta, pane, molte verdure, molti legumi, dosi misurate di carne e di pesce, usando l’olio d’oliva come principale condimento.
Ancel Keys è particolarmente interessato allo studio epidemiologico delle malattie cardiovascolari e nota subito come gli abitanti del Cilento godano di una certa longevità e di una particolare salute cardiovascolare. Senza dubbio, una buona predisposizione genetica è un fattore decisivo in questo contesto, ma non è di certo l’unico. La dieta contribuisce in modo significativo alla salute cardio-vascolare, e non solo. Ancel Keys decide così di portare avanti i suoi studi in Italia, in Campania. Si sposta a Pioppi, un villaggio di pescatori del comune di Pollica. Decide di acquistare in una località marina che ribattezzerà “Minnelea”, in omaggio alla città americana di Minneapolis e alla polis greca di Elea, antica città del Cilento. Ancel Keys studia l’alimentazione degli abitanti della regione per oltre 40 anni. La sua intuizione viene confermata dalle sue ricerche: la dieta degli abitanti del Cilento rappresentava un ideale dal punto di vista nutritivo. I suoi studi sulla dieta mediterranea fanno presto il giro del mondo e vengono accolti con grande interesse da tanti altri studiosi. Oggi le sue osservazioni continuano a essere un vero e proprio punto di riferimento nello studio dell’alimentazione. In tutto questo, la cultura gastronomica del Cilento ha avuto un ruolo primario, rappresentando ancora oggi un tesoro da custodire, da promuovere nel mondo e da tutelare.