La figura eroica del sottufficiale della Guardia di Finanza è stata ricordata nel corso di un convegno che si è svolto presso il Cinema Teatro Italia alla presenza, tra gli altri, degli studenti vincitori del concorso “Vincenzo Giudice: eroe della mia città”, iniziativa rivolta agli alunni delle classi 4ª e 5ª della scuola primaria e 1ª di quella secondaria di primo grado degli istituti scolastici ebolitani. Prima il sindaco di Eboli Mario Conte, aveva deposto una corona di alloro davanti al monumento eretto in sua memoria in Piazza della Repubblica. Alla cerimonia, insieme alle massime autorità istituzionali e militari del territorio, ha partecipato anche una rappresentanza della Scuola Ispettori e Sovrintendenti del Corpo, la cui sede de L’Aquila, come quella del Comando Provinciale di via Duomo a Salerno, è intitolata alla memoria della Medaglia d’Oro. Il sottufficiale di origini ebolitane, reduce della Prima Guerra Mondiale, prestava servizio in Toscana quale Comandante della Brigata costiera di Carrara (MS), quando perse brutalmente la vita per mano dei nazisti: il 16 settembre 1944, nella vicina frazione di Bergiola Foscalina, a seguito dell’uccisione di un militare tedesco scattò la rappresaglia delle milizie speciali tedesche e dei fascisti della Brigata nera “Mai Morti” che, nella scuola elementare del posto, radunarono, con l’intento di ucciderli, anziani, donne e bambini, tra cui la moglie e i due giovani figli del Maresciallo. Informato di quanto stava accadendo il graduato si presentò al Comandante della formazione tedesca, offrendo senza esitazione la propria vita in cambio degli ostaggi civili, ma l’ufficiale nazista rifiutò la proposta, sostenendo che le leggi di guerra vietavano ai militari di compiere simili gesti: il sottufficiale allora dopo essersi spogliato della divisa ed essersi dichiarato civile chiese inutilmente, ancora una volta, di risparmiare quegli innocenti. Fu subito fucilato, perdendo così la vita insieme ad altre 72 vittime, tra le quali la moglie ed i figli che subirono anche il vilipendio del cadavere. Per quell’atto di estremo coraggio, il Maresciallo Maggiore Vincenzo Giudice è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, massima onorificenza della Repubblica.