Il gup di Napoli Enrico Campoli ha condannato per corruzione Danilo Iervolino, proprietario della Salernitana e già patron dell’Università Pegaso, al termine del processo in abbreviato sulla corruzione di alti dirigenti del Ministero del Lavoro. Così come scrive l’Ansa a Iervolino sono stati inflitti quattro anni di reclusione (era la richiesta avanzata dal Pm John Woodcock lo scorso settembre al termine delle requisitoria) oltre al divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per quattro anni. Cinque anni, invece, per il segretario generale della Cisa Francesco Cavallaro con interdizione perpetua dai pubblici uffici ed il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per cinque anni, due anni ed otto mesi, invece, per Mario Rosario Miele, collaboratore di Iervolino. Assolto il direttore scientifico dell’Università Pegaso Francesco Fimmanò, per il quale il Pm aveva chiesto l’assoluzione dal reato di corruzione con derubricazione nel resto di traffico di influenze illecite solo in ragione della inutilizzabilità delle intercettazioni acquisite dalla procura di Catanzaro dichiarata dalla Corte di Cassazione.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, ha riguardato la concessione da parte del Ministero, attraverso due suoi dirigenti di un parere favorevole, in precedenza negato, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal. I pubblici ufficiali Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, entrambe dipendenti del Ministero del Lavoro, sono state rinviate a giudizio ed il processo è in corso al Tribunale di Napoli. La corruzione, secondo l’accusa, si sarebbe concretizzata quando le due dirigenti ricoprivano rispettivamente l’incarico di direttore generale per le Politiche Previdenziali ed Assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (poi segretario generale dello stesso Dicastero) e vice capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Secondo la Procura di Napoli si sarebbero adoperate per fare avere al segretario generale del sindacato Cisal dell’epoca, Francesco Cavallaro, il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal conservando i vantaggi economici e patrimoniali che altrimenti sarebbero andati persi. Un favore, secondo gli inquirenti, che avrebbe concesso Concetta Ferrari in cambio dell’assunzione del figlio, Antonio Rossi, già rinviato a giudizio, come professore straordinario all’Università Telematica Pegaso (all’epoca dei fatti riconducibile a Danilo Iervolino), e Fabia D’Andrea per favorire le progressioni lavorative di due sue conoscenti, rispettivamente all’interno dell’Inps e di un’associazione riconducibile allo stesso Cavallaro.