Nel corso della serata del 19 giugno si è tenuto, presso la chiesa dell’Addolorata, l’incontro con Antonio Spadaro, teologo, giornalista e critico letterario italiano, autore del libro “Gesù in cinque sensi” (edito da Marsilio), il quale è stato introdotto dal famoso saggista, giornalista e critico letterario Filippo La Porta. A dare inizio alla conversazione è stato La Porta, il quale sin da subito, ha precisato quanto questo libro ha da offrirci: infatti, “Gesù in cinque sensi”, come già suggerisce il titolo, ci propone un’interpretazione più concreta del Vangelo, ossia dei primi quattro libri del Nuovo Testamento: infatti, secondo Spadaro il cattolicesimo si oppone allo spiritualismo e al platonismo, in quanto Dio parla attraverso emozioni sia positive che negative, offre cose materiali agli uomini e vuole che viviamo nel “qui ed ora” perché tutto si gioca nel presente. Inoltre, Gesù ha pregi e difetti, guarisce sempre toccando, si fa ungere di olii profumati, mescola il fango con la sua saliva, offre la sua stessa carne da mangiare e nella parabola del buon samaritano ci dice di amare il prossimo sviluppando come prima qualità l’attenzione per gli altri. Tuttavia, con il passare dei secoli, il cristianesimo è stato privato della sua “immediatezza” e la fede è stata “addomesticata” dall’uomo rendendola, così, una religione immateriale. Si è reso, dunque, il cristianesimo una religione “egoista” con cui giustificare qualunque cosa quando, in realtà, la vera fede consiste nello “sgonfiamento dell’io”, in quanto è necessario “rimpicciolirsi” per coesistere con gli altri.
teso di Mattia Esposito