Cinque ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari sono state eseguite questa mattina dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Salerno su ordine della locale magistratura nell’ambito del fallimento dello storico pastificio Antonio Amato. (280612 Mimmo Rossi)
“Ci troviamo di fronte ad una vera e propria casta”. Cosi’ il procuratore della repubblica di Salerno, Franco Roberti, nell’introdurre la conferenza stampa sull’inchiesta che ha all’emissione di cinque ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per il crack del pastificio Antonio Amato. Le misure cautelari, eseguite dal nucleo di polizia tributaria, diretto dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, hanno raggiunto: Giuseppe Amato, 38 anni, amministratore di fatto della fallita Antonio Amato spa; Paolo Del Mese, ex deputato ed ex presidente della VI Commissione Finanza della Camera ed attuale vicesegretario nazionale dei Popolari Udeur; il nipote Mario del Mese, amministratore di fatto della Ifil C & D srl; Antonio Anastasio, consigliere provinciale e capogruppo alla provincia di Salerno del “PdL Principe Arechi” e l’avvocato Simone Labonia, già presidente della società comunale di cartolarizzazione “Salerno Patrimonio”. Agli indagati vengono contestate, a vario titolo, ipotesi di reati fallimentari, di natura “distrattiva e dissipativa” che avrebbero contribuito, se non addirittura determinato, il tracollo della società Antonio Amato spa, fino al 2006 sponsor ufficiale della Nazionale italiana di Calcio. Gli indagati avrebbero sottratto, nel corso degli anni e in assenza di valide ragioni economiche, ingentissime disponibilità economiche dal patrimonio della fallita “Antonio Amato”, per un valore di circa 10 milioni di euro. un’operazione effettuata in un momento storico in cui il dissesto finanziario era ormai di vastissime proporzioni. Le indagini delle fiamme gialle hanno di fatto emergere che le casse del Pastificio Amato sono state oggetto di una sistematica e continua opera di svuotamento a favore di persone che non avevano alcun titolo a ricevere denaro. Dal lavoro investigativo si scopre che i compensi intascati da alcuni indagati sarebbero stati smisurati rispetto alle prestazioni elargite. Gli indagati raggiunti dalle misure cautelari erano tutti appartenenti all’entourage dell’ex parlamentare, Paolo Del Mese, e nonostante non ricoprissero , ad eccezione del 38enne Giuseppe Amato, incarichi dirigenziali all’interno dell’azienda fallita, avrebbero definito ed attuato le scelte e le politiche gestionali, con la collaborazione e l’appoggio proprio dell’amministratore Giuseppe Amato. L’inchiesta che potrebbe aprire nuovi scenari nel capoluogo, vede indagate altre 37 persone. Infine, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo, in via d’urgenza, di quote societarie che riguardano l’ ESA Costruzioni S.p.a. ; l’AMAVEBO S.r.l., di fatto riconducibile al 27 enne Antonio Amato e della IFIL C&D S.r.l., società di fatto amministrata da Mario del Mese.