Il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ed il Sindaco di Firenze Matteo Renzi sono stati protagonisti martedì 5 giugno, presso il Palazzo di Città, di un incontro-dibattito che ha preso spunto dal libro di Renzi “Stil Novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter”. Il confronto è stato moderato dal Capo della Redazione di Salerno del Mattino Gianni Molinari.
“Qui a Salerno abbiamo alle spalle una lunga storia di autonomia dai partiti politici – ha esordito il Sindaco De Luca – Iniziammo la nostra esperienza nel 1993 con un atto di ribellione nei confronti del partito allora guidato da Occhetto. Da quel momento tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto non grazie ai partiti, ma nonostante i partiti stessi. Per questa ragione mi ritengo un uomo libero. Io e Renzi potremo avere alcune visioni diverse, ma ci accomuna questa caratteristica: siamo amministratori di una comunità liberi da correnti e padroni e quello che abbiamo conquistato lo abbiamo conquistato con le nostre mani.
E sappiamo entrambi, vivendo a costante contatto con i nostri territori, che viviamo un periodo di crisi senza precedenti. Ci hanno appena riferito che lo Stato, dopo aver tagliato del 30% la prima rata di trasferimenti, potrebbe tagliare di un ulteriore 50% la seconda rata. Oggi l’Italia si trova a competere con le altre realtà internazionali portando sulle spalle alcuni pesi enormi di cui non siamo stati in grado di liberarci. Su tutti un debito pubblico e un’evasione fiscale spaventosi. Paghiamo anche il peso della bolletta energetica, che ammonta a 70 miliardi ogni anno. E abbiamo anche una Pubblica Amministrazione farraginosa, i cui tempi di decisione sono ormai incompatibili con l’economia odierna. In queste condizioni è del tutto impossibile amministrare una città, si rischia davvero il fallimento in pochi mesi.
E il PD cosa fa per dare una prospettiva di salvezza per il Paese? E’ possibile che non si riesca a dar vita ad un movimento che trascini le coscienze, che animi l’entusiasmo dei cittadini? A Bersani chiedo di dimostrare una cosa che il PD ha fatto o proposto in questi sei mesi. Non si può continuare con le chiacchiere: un partito vale se è utile.
Ecco alcune proposte concrete, che potrebbero essere attuate subito. 1) L’abolizione immediata delle Province: tanta superflua burocrazia va eliminata. 2) Un allentamento del Patto di Stabilità: bisogna concedere respiro agli Enti locali, che sono le uniche istituzioni in grado di attivare un’economia nei territori. Se l’economia ristagna, soprattutto qui al Sud, i soli soldi che girano sono quelli della criminalità organizzata; e questo rischia di comportare una vera crisi democratica e non solo economica e sociale. 3) Una linea specifica per il Sud per i finanziamenti e i mutui dalla Cassa Depositi e Prestiti finalizzata ad attuare investimenti. 4) Una decisione in base alla quale il 95% dei gruppi parlamentari sia stabilito nei territori e non a Roma, per svecchiare e portare il senso della vita in quelle stanze piene di muffa: se questo non avviene sono pronto a votare contro.
Un partito serio, che abbia piena e reale coscienza dei problemi di un paese, dovrebbe mettere sul campo queste ed altre proposte. Ed invece da anni assistiamo ad una totale divaricazione tra le drammatiche urgenze della gente e degli ammnistratori locali e i tempi ed il linguaggio morto di un gruppo dirigente che è totalmente autoreferenziale e che non pensa ad altro che a spartire il bottino tra le diverse correnti. Tra i nostri gruppi dirigenti, nel centrosinistra come nel centrodestra, manca totalmente una leadership: un leader deve decidere e muovere le coscienze, certo non può fare il vigile urbano per regolare le diverse correnti. Si parla spesso dell’immoralità della politica: io credo che l’immoralità più grande in un partito sia far morire le energie e gli slanci vitali; ed è esattamente ciò che sta accadendo a Roma, dove, invece di valorizzare tali slanci, si mira a spegnerli per non distrurbare il sonno delle anime morte. Noi, con le nostre forze, combattiamo per svegliarli dal loro letargo.
Non ero entusiasta della battaglia giovanilistica di Renzi, perché il problema della politica italiana non è solo anagrafico. Certo, però, un ricambio generazionale non può che portare nuovo entusiasmo ed è dunque necessario ed auspicabile che si verifichi. Il mio appello va, dunque, alle nuove generazioni, al loro entusiasmo, alle loro forze, alla loro intelligenza. Questo penso valga molto di più di tutti gli appelli alla ragionevolezza che ci vengono dalle anime morte dei nostri partiti”.
“Le primarie non sono l’unico modo di salvare il Paese – ha spiegato il Sindaco Renzi nel corso del suo intervento – Non c’è dubbio, però, che chi deve governare deve essere credibile per i prossimi 10 anni. Per questo è necessario partire dalla riforma della legge elettorale: i politici devono metterci la faccia, assumersi le proprie responsabilità davanti ai propri elettori. Facciamo le primarie per tutto, non capisco perché non debbano essere fatte per la scelta del candidato premier e dei parlamentari.
Non sento il bisogno di creare un altro partito – ha concluso il Sindaco di Firenze – Penso che i sindaci debbano dare una mano all’interno dei partiti. Anche per questo insisto sulle primarie, che sono la necessaria precondizione per capire se il centrosinistra ha le idee chiare per cambiare il Paese. Ora, invece, il PD è un partito del tutto autoreferenziale. I gruppi dirigenti che sono a Roma non sono cattivi, semplicemente sono lontani dai territori”. (060612)