Netta la risposta dell’amministrazione provinciale e dei vertici del Cstp al piano di salvataggio presentato oggi dal Comune. Solo demagogia, secondo l’assessore ai trasporti Ciccone mentre il presidente del consorzio Santocchio ha ribadito di non aver ereditato un’azienda modello.
Cirielli, Bellacosa, Squillante e Ciccone a confronto questa mattina per decidere la linea politica della Provincia di Salerno per gestire la crisi del Cstp. Una riunione indispensabile, dopo il giallo della lettera inviata sabato da Palazzo Sant’Agostino, che aveva rischiato di far bloccare le corse, e le mail di parziale rettifica di ieri mattina, ratificate da un consiglio d’amministrazione straordinario, convocato nonostante la festività di lunedì d’Albis. Da un lato disponibilità al dialogo e soddisfazione per l’invito partito dal Comune di Salerno, dall’altro, comunque, una bocciatura del piano De Luca, definito demagogico e basato su alcune falsità.
“Sono contento che finalmente il sindaco di Salerno sia pronto a discutere civilmente e mettendo da parte la politicaper salvare il Cstp – ha detto non senza ironia Romano Ciccone, assessore ai trasporti Provincia di Salerno – Il piano in 5 punti del Comune, però, è impregnato di demagogia e bugie. Non è assolutamente vero che abbiamo tagliato del 7,3% i trasferimenti al Consorzio. Non partiamo da basi reali per aprire una trattativa. L’azienda ed il trasporto pubblico a Salerno si possono salvare purché tutti facciano la loro parte”.
D’accordo con la proposta di ridurre i tagli il presidente del Cstp, Santocchio che, però, ha respinto le critiche del sindaco De Luca che ha parlato di un’azienda modello, lasciata in eredità dal centrosinistra agli attuali vertici del Consorzio.
“Non è assolutamente vero che abbiamo trovato un’azienda da imitare – questo il pensiero del presidente del Cstp, Mario Santocchio – E’ normale che paragonata alle aziende di mobilità del napoletano e del casertano eravamo in presenza di una società virtuosa. Non c’è dubbio su quest’aspetto ma da qui a parlare di modello ce ne corre. Non si può definire tale un consorzio con 22 milioni di euro e tantissimi lavoratori in esubero. I danni non li abbiamo creati noi ma li abbiamo ereditati”.