Nel dettaglio la ricostruzione dei sedici minuti della deposizione spontanea dell’ex sindaco di Salerno De Luca, all’udienza odierna del processo d’appello per il termovalorizzatore.(150116 Giancarlo Frasca)
“Un contributo alla chiarezza”, così è iniziata la deposizione spontanea di Vincenzo De Luca, al processo d’appello per il termovalorizzatore di Salerno, che lo vede coinvolto per il ruolo svolto otto anni fa come commissario di governo, per la nomina a project manager di Alberto Di Lorenzo. L’attuale Governatore della Campania ha inquadrato la situazione a livello storico, ricordando come la regione allora stesse vivendo un momento drammatico, per l’emergenza rifiuti, rivendicando di aver accettato l’incarico dal Governo in maniera trasparente, con l’obiettivo di essere un esempio a livello nazionale e, per questo motivo, di essersi affidato agli uffici comunali per creare uno staff di supporto per l’iter del project financing. Dopo queste premesse, l’ex primo cittadino ha puntato l’attenzione sul fulcro centrale del dibattimento, cioé il famoso decreto con il quale venne affidato il ruolo di project manager al funzionario comunale Alberto Di Lorenzo, figura secondo i giudici non prevista dalle normative. Una questione nata in seguito ad un colloquio, ha ricordato De Luca, avuto otto anni fa, per un massimo di 5′ con il Rup, il responsabile unico del procedimento, Domenico Barletta, anche lui coinvolto nel processo ma assente all’udienza odierna, a differenza del Governatore e di Alberto Di Lorenzo. Un incontro chiesto da Barletta, ha precisato De Luca, durante il quale il rup evidenziò una serie di preoccupazioni, legate al carico di lavoro, al timore per non riuscire a rispettare i tempi, si prevedeva un anno e mezzo per arrivare alla gara, e, soprattutto, per la questione legata agli espropri. Durante questo colloquio l’ex primo cittadino, come da lui ricordato, non propose alcun nome, ne una possibile riorganizzazione dello staff e nemmeno parlò di compensi. 5′ nel corso dei quali, sempre secondo il governatore, emerse anche il rischio che Barletta potesse abbandonare l’incarico, nel caso in cui non avesse trovato un valido aiuto. Una questione, comunque, demandata agli uffici che, in seguito, sottoposero all’allora sindaco, ha aggiunto nella deposizione lo stesso De Luca, la famosa ordinanza, al centro delle attenzioni dei giudici. Un documento che, però, il commissario si limitò a firmare, come ribadito in aula, senza leggerlo dalla prima all’ultima riga, fidandosi, ha detto, del lavoro svolto dal Rup senza avere, del resto, come riferito sempre nel corso della deposizione spontanea, competenze nel valutare ruoli, incarichi o compensi, del resto fissati a monte dal Governo e dal Comune. Sulle determine dei pagamenti, inoltre, ha precisato di non saperne nulla ne allora e nemmeno ora. Una scelta di affiancare Barletta con Di Lorenzo che, tra l’altro significava un possibile danno politico per De Luca che ha ricordato come il consenso si costruisca con la pulizia e la manutenzione dei quartieri, quotidianamente, cosa della quale si occupava Di lorenzo nello staff del sindaco, e non con le grandi opere che si completano non prima di una decina di anni. Un suo sovraccarico, quindi, per il termovalorizzatore, avrebbe potuto rallentare il lavoro al Comune. Una precisazione per ribadire ancora una volta come la scelta non fosse dipesa dalla sua volontà ma, esclusivamente da quella del Rup, cioé da Barletta. In chiusura, De Luca ha poi rivendicato la scelta di non aver chiesto rinvii o di sperare nell’allungamento dei tempi del processo, rinunciando all’udienza preliminare, per arrivare quanto prima ad un chiarimento sull’intera vicenda, evitando anche di chiedere rinvii quando è stato cambiato il collegio giudicante.