Un anno di reclusione, ma con pena sospesa ed interdizione dai pubblici uffici ed il pagamento delle spese processuali. Questa la condanna, in primo grado, decisa dalla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, presidente Ubaldo Perrotta, a latere Mariano Sorrentino e Oreste Cantillo, per abuso d’ufficio, per il sindaco di Salerno, De Luca per il processo termovalorizzatore, chiusosi al secondo piano di Palazzo di Giustizia. Alle 19 e 15 i giudici sono usciti dalla camera di consiglio, durata circa 6 ore, per la lettura del provvedimento. Stessa pena per l’ex capo staff Alberto Di Lorenzo e per il dirigente del settore lavori Pubblici, Domenico Barletta. Caduta l’accusa di peculato. Domattina il provvedimento sarà inoltrato al ministero dell’Interno per l’applicazione della legge Severino: De Luca, infatti, in base alla normativa dovrebbe essere sospeso dalla carica di sindaco.
Nella sua requisitoria il pm Roberto Penna questa mattina aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione per De Luca, accusato oltre di abuso d’ufficio anche di peculato (capo poi caduto) e gli altri imputati nel processo sulle procedure per l’impianto che sarebbe dovuto sorgere a Cupa Siglia.
Il Pm Roberto Penna aveva contestato l’inosservanza delle normative in materia, per l’affidamento di un incarico di project manager nell’ambito delle attività del primo cittadino come commissario di governo per la costruzione dell’impianto per il trattamento finale dei rifiuti.
Per le procedure, che avrebbero dovuto portare alla costruzione del termovalorizzatore, infatti, nel febbraio del 2008 ci fu la nomina a project manager di Alberto Di Lorenzo, ex capo staff comunale. Nella sua requisitoria il pm aveva definito la nomina da parte del primo cittadino, all’epoca dei fatti commissario di governo, «illecita e non prevista dal regolamento comunale”, in sostanza si sarebbe creata una “figura ad hoc per Di Lorenzo».
Con il sindaco erano imputati anche Alberto Di Lorenzo ed il dirigente del settore lavori pubblici Domenico Barletta
Dopo gli interventi dei legali della difesa i giudici si erano riuniti in camera di consiglio per la sentenza. Oltre alla sospensione da sindaco, per la legge Severino, da verificare i possibili riflessi anche sulla corsa per le Primarie e per le Regionali previste a maggio. I precedenti, però, potrebbero aiutare De Luca. In un caso analogo, il primo cittadino di Napoli, De Magistris, in seguito ad un ricorso è stato reintegrato.
Con una sentenza di condanna per peculato, il primo cittadino avrebbe rischiato di essere eliminato dal Pd nella corsa per Palazzo Santa Lucia. Con la sola condanna per abuso d’ufficio potrebbe rischiare comunque una sospensione di 18 mesi, in base alla legge Severino.
“Ci aspettavamo l’assoluzione, comunque faremo appello”. A dirlo ai giornalisti Paolo Carbone, il legale di fiducia del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca in merito alla condanna per il reato di abuso d’ufficio del primo cittadino a un anno di reclusione con pena sospesa e interdizione di un anno ai pubblici uffici, nonché al pagamento delle spese processuali nel processo che si è concluso oggi e nel quale sono stati condannati alla stessa pena anche il capo staff Alberto Di Lorenzo e il dirigente del settore lavori Pubblici, Domenico Barletta. “Non voglio commentare – ha aggiunto Alberto Di Lorenzo, presente in aula – ma non mi aspettavo certo questo epilogo”.
In mattinata, comunque, Vincenzo De Luca aveva fatto scattare una sorta di piano alternativo per l’amministrazione del comune di Salerno, nominando vicesindaco Enzo Napoli, il suo capostaff al posto di Eva Avossa, rimasta comunque in giunta come assessore alla pubblica istruzione ed all’edizilia scolastica. Per Napoli anche la delega al turismo rimessa da Enzo Maraio che, contestualmente, ha rassegnato le dimissioni. Ufficialmente per candidarsi alle regionali. Per lui un incarico nello staff del primo cittadino. (210115)