La riduzione del prezzo di acquisto alla stalla potrebbe sembrare minimo, poco meno di sei centesimi a litro ma, secondo le organizzazioni di categoria del mondo agricolo, potrebbe stravolgere il comparto. La decisione della nuova proprietà della Centrale del Latte di Salerno di rivedere gli importi sinora assicurati agli allevatori, da 43,75 a 38,05 centesimi a litro rischierebbe, quindi di spingere tante aziende alla chiusura o, comunque, alla riconversione, semmai dalla produzione di latte bovino a quello bufalino che risulterebbe più redditizio.
Le associazioni del settore hanno chiesto un tavolo con la proprietà, per cercare di trovare un possibile accordo. la decisione, in ogni caso, sarebbe stata motivata dall’allineamento con i prezzi di riferimento nazionali, in particolare quelli fissati dal Clal, il mercato del latte di Modena, così come comunicato dal direttore generale della centrale alle cooperative che ogni giorno conferiscono il latte prodotto in provincia di Salerno, la Latte Sele 89 e la Nuova latte, alle quali fa riferimento una miriade di piccoli allevatori, il vero elemento di forza, sino ad oggi, dei prodotti dell’azienda di Via Monticelli che, del resto, sulle proprie confezioni riporta in bella mostra la dicitura “Il Nostro”, a sottolineare la provenienza locale.
Una specificità che potrebbe essere messa a dura prova anche perché nel salernitano ci sarebbero costi differenti rispetto alle regioni del centro nord, ad iniziare dalle dimensioni più piccole degli allevamenti, all’incidenza del costo dei mangimi e dei carburanti.
Una riduzione che, tra l’altro, secondo le associazioni agricole non troverebbe giustificazioni nella concorrenza serrata dei grandi marchi anche perché, come fatto notare, proprio la qualità e la provenienza locale del latte della Centrale di Salerno avrebbe fatto sinora superare ai consumatori anche il possibile ostacolo del prezzo di vendita leggermente più alto. (140115)