13 pagine di parere, chiuse il 24 ottobre scorso e notificate questa mattina, al Comune di Salerno, per chiudere, almeno questa è la speranza a Palazzo di città, l’iter amministrativo per il Crescent. Un parere, indispensabile e vincolante per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche, come richiesto dal Consiglio di Stato, nel quale il soprintendente Miccio ha ricordato, nelle premesse, tutti i passaggi che hanno preceduto questa fase finale, con il tavolo tecnico dell’11 settembre scorso e i 45 giorni seguenti. Ricordando il preavviso di diniego, i vertici di via tasso, hanno, evidenziato come siano “emersi alcuni elementi sostanzialmente rilevanti per rimuovere parte dell argomentazioni ostative, esposte nel preavviso, e comunque tali da poter condurre questa Soprintendenza a modificare parzialmente gli elementi di giudizio prima esposti”.
Tre gli aspetti sui quali occorreva chiare una serie di questioni, ad iniziare dalla descrizione dell’edificio mediante indicazione delle dimensioni, delle forme, dei colori e dei materiali impiegati. Un punto, questo che, sempre secondo il parere di Miccio, “appare soddisfatta in riferimento all’aspetto descrittivo”.
In riferimento agli esiti dell’incontro dell’11 settembre, poi, la Soprintendenza ha sottolineato la “disponibilità manifestata (… dal Comune ndr) ad apportare le modificazioni al progetto che qui di seguito si sintetizzano:
a) rinunciare alla realizzazione di ulteriori volumi ancora non costruiti (edificio trapezio)
b) utilizzare tali aree non più edificate per opere di mitigazione
c) attuare interventi di riproposizione della linea di costa dell’arenile di Santa Teresa”.
Sulla questione ridimensionamento, inoltre, Miccio ha specificato nel dettaglio che “l’intero complesso edilizio deve essere drasticamente ridimensionato e tale ridimensionamento non lo si può conseguire con la sola eliminazione dell’edificio trapezio: ad esso deve aggiungersi anche l’eliminazione degli altri due edifici a torre”. Elementi che per il Soprintendente risulterebbero” in posizione decisamente avanzata (…) disarmonici rispetto alla quinta urbana perché incoerenti con l’ideale linea del costruito in cui invece il fabbricato ad emiciclo si colloca che rimane all’interno doi uno spazio che conteneva comunque precedenti costruzioni quale può considerarsi l’area idealmente delimitata dall’ex Hotel Jolly, dall’area dei vecchi cantieri, dall’Istituto nautico eccetera”.
“Si ritiene quindi indispensabile e necessario dal punto di vista paesaggistico esprimere parere contrario alla realizzazione di tali ulteriori edifici (le due torri e l’edificio trapezio). Questo consente di contenere, come detto, i nuovi edifici all’interno di un’area, in passato già occupata da fabbricati” (…) “evitando un ulteriore avanzamento verso il mare con tre costruzioni che, più dell’emiciclo, determinerebbero un impedimento visivo al paesaggio visibile sia dal lungomare, dia da Via Ligea verso la costa orientale” (…) “Tale consistente riduzione in termini di volumetria è valutabile all’incirca al 20% del totale e con essa si risolvono anche tutte le precedenti valutazioni di merito espresse in questi termini e riportate nel preavviso di provvedimento negativo di questa Soprintendenza” (…). “Inoltre, la riduzione delle volumetrie rispetto al progetto originario di circa il 20%, oltre che a fornire una utile risposta alle argomentazioni evidenziate al punto 2 del preavviso di provvedimento negativo, risponderebbe a pieno al parametro i.i) imposto dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
La Soprintendenza ha anche, come ricordato sempre nel Parere, effettuato una serie di “simulazioni” per verificare l’impatto dell’edificio “eliminando l’ultimo piano, poi il penultimo poi gli ulteriori piani e lasciando solo il porticato” ma “ad essa non può certo attribuirsi un valore identitario. Il permanere ad emiciclo, si va a sovrapporre ad un contesto già occupato da altro edificato (rampa, altri edifici) ed il nuovo edifico non modifica sostanzialmente l’idea “già costruito”. Viceversa, più significativa è l’armonia dei rapporti di quota fra fabbricati collocati nella medesima area. tale armonia, infatti, costituisce il segno di uno sviluppo ordinato dell’edificazione, che è un valore paesaggistico in sè, soprattutto per chi guarda il tratto del litorale in questione da un punto di vista panoramico poso sul luogo di maggiore frequentazione, quale è il lungomare”.
Al tempo stesso, però, il Soprintendente ha evidenziato come tutti gli edifici della zona non superino i 20 metri dal proprio piano di campagna ed il comune si attesti su 25-26 metri mentre il Crescent, con rilievi elettronici a distanza sarebbe di circa 27-28 metri. “Pertanto – ha aggiunto Miccio – si ritiene al fine di ricomporre l’armonia della quinta urbana (…) sia necessario riportare il fabbricato ad emiciclo ad un’altezza che non superi, nel suo massimo sviluppo, quella del palazzo di città”.
Altra questione quella relativa alla linea di costa ed al Fusandola, per il quale il Soprintendente ha evidenziato la disponibilità del comune a ripristinare la linea naturale, con il ripascimento del litorale e, quindi “In riferimento al tratto terminale (peraltro pure deviato) del torrente Fusandola, si prescrive di metterne in evidenza la nuova foce, quale elemento di memoria, evitando di delimitarla all’interno di due alte spalle di mura in conglomerato cementizio armato, elemento decisamente dissonante con le esigenze di ottimale inserimento paesaggistico”.
Un parere, ricorda in conclusione Miccio, “a termini dell’articolo 146, comma 5, del D.Lgs 42/2004 vincolante e pertanto codesta amministrazione comunale vorrà recepirlo integralmente ed adoperarsi per il suo puntuale rispetto”.
(271014 Giancarlo Frasca)