Uno dei possibili bracci operativi dei Caselesi per la scelta dei siti da trasformare in discariche abusive di rifiuti pericolosi, Gaetano cerci, latitante dall’agosto scorso, è stato arrestato nella stazione ferroviaria di Salerno dai Carabinieri di Caserta. Aveva scelto il secondo capoluogo campano cercando di eludere i controlli, di ritorno dal Nord Italia. (130914)

E’ durata poco più di un mese la latitanza di Gaetano Cerci, arrestato dai Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta mentre scendeva da un treno proveniente dal Nord Italia nella stazione ferroviaria di Salerno scelta, forse, dal 49enne affiliato al clan dei Casalesi, fazione Bidognetti, per cercare di eludere gli stringenti controlli avviati dall’Arma dallo scorso 12 agosto quando si era reso irreperibile.
Dopo essere stato destinatario di una ordinaza per il reato di estorsione lo scorso 24 luglio, era stato scarcerato dal tribunale del Riesame l’11 agosto. Il giorno seguente, poi, sulla base di un fondato pericolo della reiterazione dei reati, era stata emessa una nuova ordinanza cautelare in carcere che i militari non avevano potuto eseguire per la fuga di Cerci. Una latienza durata, però, soltanto poco più di un mese, come già detto, e terminata sul marciapiede di uno dei binari della stazione ferroviaria di Salerno. I Carabinieri, che avevano già individuato Cerci, in seguito a quanto pare a precise segnalazioni, hanno fermato il latitante mentre stava scendendo da un convoglio.
Secondo le testimonianze di alcuni pentiti, Cerci avrebbe avuto un ruolo importante nella gestione del traffico e smaltimento illegale di rifiuti, occupandosi, per conto dei clan di cercare i siti idonei per essere trasformati in discariche abusive o, comunque, dove interrare rifuti tossici.
Ad accusare Cerci, tra gli altro, Francesco Della Corte, che con le sue dichiarazioni ha consentito di avviare una campagna di scavi alla ricerca di rifiuti tossici tra Villa di Briano e Casal di Principe. Secondo Della Corte “Il traffico di rifiuti tossici dal Nord alle campagne del Casertano era gia’ in corso dall’inizio degli anni ’90; a gestirlo era il boss Francesco Bidognetti tramite Gaetano Cerci e Cipriano Chianese. Le sostanze, in particolare mercurio, fanghi e vernici provenienti dalle industrie del nord, venivano messi in bidoni di ferro e sotterrati almeno inizialmente in fondi agricoli, in particolare nei Comuni di competenza del clan Bidognetti, come Cancello e Arnone, poi in discariche dismesse. (…) Sostanze nocive (…) smaltite anche nel fiume Volturno e (…) sotto l’asse mediano Nola-Villa Literno”.