Due salernitani su tre hanno in qualche modo contatti col gioco d’azzardo. Molti sono i giocatori patologici, che rovinano se stessi e le proprie famiglie. Il fenomeno coinvolge sempre di più giovani e donne. L’allarme lanciato dalle ACLI nel corso di una iniziativa tenutasi questa mattina a Salendo. (250513 Franco Esposito)
Due salernitani su tre, il 74%, hanno in qualche modo un contatto col gioco d’azzardo. Una percentuale più alta di quella nazionale, il 71%, che sintetizza la pericolosità del fenomeno. Salerno è tra le città italiane dove si gioca di più, di sicuro tra le prime dieci del mezzogiorno. Negli ultimi anni sono state aperte nel capoluogo numerose sale vlt, videolottery, anche se ormai si può giocare ovunque, a casa col proprio computer, nei bari, nei Sali e tabacchi.
Con 84 miliardi di fatturato annuo il gioco d’azzardo è una delle principali industrie italiane. La febbre del gioco, complice la crisi e la contrazione delle politiche sociali, coinvolge ogni giorno milioni di persone e produce spesso vittime inconsapevoli.
Sono ottocentomila i giocatori patologici in italia, un milione e settecentomila quelli a rischio. L’Italia ha la spesa pro capite per il gioco più alta al mondo con 1703 euro annui. Il vero problema è quello dell’eccessiva libertà con cui lo Stato accorda le concessioni e la corrispondente carenza dei servizi socio sanitari.
Di questo si è parlato stamani nella sala delle lauree del Suor Orsola Benincasa a Salerno in un convegno promosso dalle ACLI.
In aumento sono soprattutto le donne giocatrici. La crisi sta acuendo il fenomeno. Al gioco si rivolgono in particolare i disoccupati. Si gioca soprattutto al gratta e vinci, al superenalotto ed al lotto.