In merito al decesso della signora Pagliarulo Cristina, in premessa, la Direzione del Ruggi esprime il proprio cordoglio ai familiari e si scusa per averli coinvolti, suo malgrado, in un clamore mediatico che di certo li ha privati della quiete necessaria in tali circostanze. In relazione alla tragica vicenda, la Direzione, avuta notizia del decesso ha avviato, per il tramite della struttura del Rischio Clinico, una “root cause analysis”, utilizzata sistematicamente in ambito sanitario, tesa a individuare la causa effettiva che ha determinato un evento. Alla conclusione dei lavori il verbale, redatto in data 21 u.s. rimarca che “previo esame di tutte le documentazioni inerenti il caso, …dall’analisi non si è evidenziata mancata assistenza alla paziente ed, in relazione all’evoluzione del quadro clinico, si ritiene che siano state date le risposte necessarie alla gestione del caso”. Contestualmente, la Direzione Aziendale ha individuato una Commissione interna composta da un esperto di organizzazione ospedaliera, un medico legale e un chirurgo che, in data odierna, ha prodotto una dettagliata relazione da cui si evince che: la signora Pagliarulo Cristina accedeva al Pronto Soccorso in data 03/03/2025 alle ore 03.05 e veniva intrapreso un primo inquadramento clinico-strumentale interrotto alle 05.47 poiché la paziente abbandonava il reparto. Alle ore 13.38 la signora Pagliarulo accedeva nuovamente al Pronto Soccorso dell’Azienda. Complessivamente, nel corso dei due accessi in Pronto Soccorso e del successivo ricovero in reparto sono stati eseguiti esami ematici ripetuti tredici volte, otto esami strumentali e sei consulenze specialistiche oltre a emotrasfusioni post-intervento, a conferma del fatto che la signora Pagliarulo ha ricevuto costante attenzione. Inoltre, le considerazioni conclusive della citata relazione chiariscono che: “…..la complessiva valutazione del caso pone in evidenza un iter clinico-diagnostico-terapeutico complessivamente caratterizzato dalla continua ed approfondita attività di inquadramento nonché dalla tempestiva attività d’intervento operata dai sanitari nei diversi momenti, coerentemente con l’evoluzione del caso. La qualità dell’assistenza erogata appare dunque complessivamente congrua, non rilevandosi, per quanto di competenza, elementi di criticità o censure nelle condotte dei sanitari che ebbero in cura Pagliarulo Cristina”. Appare evidente che il pragmatismo e la chiarezza che caratterizzano la chiusura delle indagini e delle verifiche interne effettuate sono inequivocabili e non richiedono ulteriori commenti. Purtuttavia, si rileva la necessità di manifestare profondo sconcerto per i termini e la violenta aggressione di cui l’Azienda e il Direttore Generale che la rappresenta sono state vittime da parte dei media che hanno riportato: “48 ore per morire al Ruggi – Borrelli: QUANDO LI ARRESTI?”, “chi non è intervenuto ha ucciso la paziente”, “in Campania di malasanità si muore”, “è un caso che solleva indignazione”, “questa vergogna grida giustizia”, “condannata a morire da errori e ritardi”, “poteva e doveva essere salvata”, “ora qualcuno deve pagare”, “questa non è sanità è barbarie”, “è omicidio volontario”, con consequenziali richieste di indagini, ispezioni, commissariamento, nonché preannunciata presentazione di interrogazioni parlamentari. Tali affermazioni rilasciate in nome della dichiarata necessità di tutelare il servizio pubblico, in realtà, lungi dal difenderlo finiscono per screditarlo irreparabilmente agli occhi degli assistiti. In ogni caso, è vero che il Pronto Soccorso del Ruggi soffre di un notevole sovraffollamento (gestisce mediamente oltre 210 accessi giornalieri), fenomeno tra l’altro comune alla maggior parte delle aziende e ospedali italiani, le cui ragioni sono ormai ben note a tutti. L’azienda, dal canto suo, ha utilizzato tutti gli strumenti attualmente disponibili e intrapreso tutte le strade percorribili per continuare ad assicurare le attività. Una cosa è certa: il Pronto Soccorso del Ruggi fornisce risposte concrete a tutti i cittadini che ne fruiscono e che si rivolgono al Presidio salernitano in condizione di emergenza-urgenza e di urgenza differita non trovando altre possibilità di risposta sul territorio. Un ulteriore riflessione va fatta a quei cronisti che nel corso di questi giorni hanno richiesto con inaudita veemenza una presa di posizione immediata del Direttore Generale il quale, proprio per il ruolo che riveste, ha avvertito la necessità di dover prima accertare i fatti anche al fine di fornire notizie concrete ed esaustive. Nel quadro generale di aggressione della Struttura e di strumentalizzazione del caso si sono comunque distinte le affermazioni della famiglia che, pur nella concitazione del momento, con semplicità ha dichiarato alla stampa “non chiediamo giustizia, soltanto che si faccia luce e chiarezza se ci sono state delle negligenze
sulla morte di Cristina”. In ragione dell’importanza del ruolo rivestito dai media, ci si augura che in futuro regni maggiore cautela e buon senso prima di emettere giudizi lapidari e definitivi su un’intera azienda demotivando il personale che con dignità, abnegazione, professionalità e impegno, continua a garantire la tutela della salute sull’intero territorio provinciale e non solo, con picchi di assoluta eccellenza.