Qualche anno fa ci “disse”, battendo le ciglia, che la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Anche nella sua condizione. Ora, però, Lola D’Arienzo, ex ballerina cavese, da 28 anni bloccata a letto dalla Sla, ha contattato l’Associazione Luca Coscioni per avere una fine dignitosa. In altri termini: chiede l’eutanasia. Da 4 mesi Lola non riceve l’assegno per l’assistenza. Un assegno che compensa solo in parte i costi per le cure e l’assistenza a Lola, per le quali occorrono altri 2.500 euro al mese. Lola da anni comunica solo con il battito delle ciglia, ha “scritto” libri di poesie, curato la coreografia di balletti, organizzato spettacoli. La malattia ha bloccato il suo corpo ma non la sua mente e la sua anima.
Ma ora, a 63 anni, dopo il blocco dell’assistenza da 4 mesi, ha chiesto l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni per poter morire con dignità. Lo scorso anno proprio ad agosto gli Amici di Lola, rivolgendosi con una lettera aperta al Ministro della Salute e al Ministro per le disabilità, avevano chiesto aiuto. E’ difficile reperire personale per l’assistenza ed è molto oneroso. “Da quasi due anni – si leggeva nella lettera aperta dello scorso anno – Lola ha visto ridurre l’assistenza domiciliare del SSN e l’assegno di cura, dovendo ricorrere ad ulteriori “badanti” private che, data la mole di lavoro e responsabilità che un’ammalata di SLA richiede quotidianamente, anche di notte, risultano pressoché introvabili e sempre più costose. Una veloce stima al ribasso porta a quantificare una spesa mensile che supera i 3000 euro (basta fare semplici calcoli di compensi ad ora) escludendo il vitto giustamente dovuto a coloro che le stanno accanto. Non è (solo) questione di soldi ma di frustrante condizione di abbandono che da ventisette anni affligge Lola ed i suoi familiari“.
E’ passato un altro anno è la situazione è addirittura peggiorata col blocco dei fondi, che, secondo l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cava de’ Tirreni, Giovanni Del Vecchio, sarebbero fondi ministeriali non ancora trasferiti alla Regione Campania, che poi deve provvedere all’erogazione diretta ai pazienti. “La mancanza di persone disposte ad assistere Lola è ormai quasi totale. Le poche che ancora resistono (in quanto è di resistenza fisica e psicologica che qui si tratta) non riescono ad organizzare – si leggeva nella lettera dello scorso anno – turni meno stressanti anche perché sono madri di famiglia ed hanno le loro personali esigenze. Lola, il figlio, la sorella ed il fratello (i 4 dell’apocalisse?) non hanno più la capacità di gestire l’assenza delle istituzioni, sono incapaci di risolvere una situazione che purtroppo riguarda migliaia di famiglie che hanno ancora a cuore la volontà di vivere in modo più degno le tracce che la vita ha messo loro accanto“. Raffaele Giordano, consigliere comunale di “Siamo Cavesi” e medico, ha inviato una pec al sindaco Servalli affinchè si prodighi a comprendere e cooperare per sbloccare i fondi ministeriali che non sarebbero stati ancora trasferiti alla Regione Campania.